L’esperienza del CEIS di Rimini dopo Margherita Zoebeli

di Giovanni Sapucci

La Biblioteca del Villaggio “Margherita Zoebeli”

PREMESSA

L’esperienza del Ceis ha fatto e fa riferimento a valori sociali e approcci pedagogici capaci di porre al centro della loro azione il bambino nella sua integralità e, insieme, la responsabilità degli educatori e delle istituzioni educative e scolastiche nella costruzione di società libere, democratiche e solidali. Tutto questo a partire proprio dai bambini con maggiori difficoltà personali e sociali.

Fare tutto questo nell’immediato secondo dopoguerra dello scorso secolo, ha richiesto grandi doti personali e una grande capacità di guardare verso il futuro attraverso l’azione educativa. Un’azione che per definizione richiede tempi lunghi e, quindi, una costanza e una continuità capaci di interpretare il presente, mantenendo fermi valori e principi sociali e pedagogici.

Una stretta relazione fra teoria e prassi come modalità per leggere la realtà quotidiana, la quale costituisce lo strumento e il contesto proprio del lavoro educativo e formativo, in particolare quando questi hanno i connotati dell’attivismo laico e democratico, proiettato verso la costruzione di una società democratica, non solo come prospettiva adulta, ma come esperienza concreta quotidiana, qui ed ora, per i bambini e per gli educatori.

Un approccio che ha portato alla organizzazione di una scuola profondamente innovativa nel panorama della scuola italiana. A questo proposito Raffaele Laporta[1] nel 1998 scriveva: “Ci fu un tempo in cui Margherita Zoebeli fu uno dei fuochi della pedagogia italiana. Ernesto Codignola[2] e Lamberto Borghi[3], i capi scuola della pedagogia laica del dopoguerra, andavano ad incontrare presso di lei, nel Centro Educativo Italo Svizzero, nel “Villaggio” dei suoi bambini, personalità della pedagogia europea; Francesco De Bartolomeis[4] raccoglieva nella scuola materna del Villaggio le esperienze che avrebbe racchiuso in uno dei suoi più bei libri[5]; Bogdan Suchodolski[6] faceva tappa al Ceis nei suoi viaggi italiani; Célestin Freinet[7] veniva al Ceis dalla sua Vence a presiedere con Giuseppe Tamagnini[8] gli incontri degli aderenti al Movimento di Cooperazione Educativa; Ludovico Quaroni[9] passava a dare consigli, Carlo De Carlo[10], l’architetto della nuova Università di Urbino, progettava per il Ceis la “Betulla”, la casa dei ragazzi…..”[11]

A proposito della scuola dell’infanzia, nello stesso scritto Laporta continuava: “…la materna (del Ceis) era nata perché c’era bisogno di maternità, di star “sotto l’ala”, al caldo e al sicuro. Poi nella sicurezza, veniva il cantare insieme, il riuscire a ridere e a disegnare, e a raccontare i sogni di giornata: nella scuola come nella vita, ragazzi normali e ragazzi svantaggiati, accolti fin dalle origini nella comunità del Villaggio e nelle aule scolastiche. Questa era la pedagogia di Margherita: la pedagogia che aveva avuto ragione delle devastazioni fisiche e materiali delle guerre come poneva riparo alle sofferenze familiari e ai malesseri violenti o subdoli della nuova società. Non era una pedagogia della scuola, era una pedagogia della vita, nel cui ambito la scuola era magari la realtà più viva, che maturava al passo con lo svolgersi e il progredire della vita stessa della comunità. Era una pedagogia che evolveva con la vita”

Un approccio capace di affrontare le emergenze e di lavorare per la costruzione di un futuro migliore, da qui il collegamento con i CEMEA  (Centri di Esercitazione Metodi di Educazione Attiva) fino a far diventare il Ceis la sede riminese di questa organizzazione internazionale, nata in Francia, dedicata alla formazione all’aggiornamento di educatori ed insegnanti; la istituzione, nell’anno scolastico 1953-1954,  di un Centro medico-psicopedagogico (CMPP) del territorio che serviva sia la struttura educativa interna sia le altre scuole dell’allora provincia di Forlì. Il CMPP venne municipalizzato, continuando a funzionare a stretto contatto con il Ceis.

Nel 1961 il Comune di Rimini conferisce la cittadinanza onoraria a Margherita Zoebeli, negli anni ’60 alcuni Comuni della regione Emilia Romagna e non solo, primo fra tutti quello di Rimini (cfr. il contributo di Fiorella Zangari in questo libro), fanno riferimento all’esperienza educativa e pedagogica del Ceis e alla sua scuola “materna” per la progettazione e la realizzazione delle loro scuole dell’infanzia comunali.

LA CESURA DEGLI ANNI SETTANTA

Da quanto scritto da Lidia Maggioli e da Raffaele Laporta, si comprende bene come il progetto complessivo e l’esperienza concreta del Ceis fossero il risultato di una profonda  cultura pedagogica, politica e sociale, di un impegno profuso senza limiti e di una personalità forte come quella di Margherita Zoebeli e dei suoi primi collaboratori.

Una cultura, un impegno e una personalità capaci di realizzare un progetto con radici profonde e destinato a durare nel tempo, ma che ha dovuto affrontare crisi e difficoltà anche piuttosto gravi.

Quella storicamente più profonda e complessa fa riferimento a una sorta di cesura degli anni Settanta, sviluppatasi sullo sfondo di emergenti ed allarmanti difficoltà economico-finanziarie. Una crisi che si manifestava con una certa sensazione di isolamento da parte delle istituzioni locali e nazionali nei confronti del Ceis e di Margherita Zoebeli e con la contestazione della generazione di educatori ed insegnanti “sessantottini” che, insieme a legittime rivendicazioni sindacali, di fatto, mettevano in discussione il progetto e l’approccio pedagogico ed educativo del Ceis.

Una messa in discussione che Carlo De Maria descrive in modo efficace: “…fratture e incomprensioni si crearono anche al CEIS negli anni Settanta e che fecero soffrire Margherita. In fondo si scontravano due visioni del rapporto degli adulti con i bambini. Se durante la ricostruzione materiale e morale del paese, negli anni Quaranta e Cinquanta, la generazione della Zoebeli e quelle (immediatamente successive) dei suoi primi collaboratori avevano investito tutte le loro energie sull’infanzia e sulle generazioni future, tra anni Sessanta e Settanta, in una situazione sociale che non era più d’emergenza e dove anzi cominciavano a diffondersi benessere e consumi, gli educatori usciti dall’esperienza dei movimenti giovanili tendevano ormai a mettere al centro se stessi e le proprie (legittime) esigenze di riconoscimento professionale, di tempo libero e di sicurezza economica…. Uno slittamento culturale che ha portato con sé quegli elementi di disattenzione nei confronti dell’infanzia che si sono amplificati fino ad oggi, ma che conobbero in quel frangente momenti di radicalità sconcertanti” [12]

Una crisi che aveva spinto alcune forze sindacali e politiche, sotto la pressione delle difficoltà economiche, a chiedere la “pubblicizzazione” del Ceis. Una richiesta che di fatto è stata respinta poiché ritenuta un percorso che avrebbe portato il Ceis a dover agire nel quadro del sistema gestionale burocratizzato della scuola statale e, quindi, perdendo la sua “autonomia” pedagogico-organizzativa”. Alla scelta di restare scuola privata, per quanto “parificata”, contribuì la stessa Margherita Zoebeli insieme alla maggioranza dei consiglieri di amministrazione ed anche alla maggioranza degli operatori del Ceis.

CONTINUITÀ NELL’INNOVAZIONE

Una crisi che ha portato Margherita Zoebeli, nel 1976, a dare le dimissioni dalla direzione del Ceis che, da quell’anno, fino alla sua scomparsa prematura nel 1986 all’età di 44 anni, viene assunta da Gianfranco Iacobucci, già stretto collaboratore di Margherita, il quale ha saputo sviluppare un essenziale lavoro di mediazione, operando un recupero degli aspetti costitutivi del progetto pedagogico del Ceis aggiornandoli, riguardo alla loro attuazione concreta, al mutato contesto socio-culturale, politico e sindacale.

Una mediazione che ha impedito al Ceis di porre termine alla sua esperienza nel momento in cui la sua fondatrice ha lasciato la propria funzione guida, eventualità molto probabile, vedendo quanto si è verificato per altre esperienze educative innovative nate sotto la spinta del rinnovamento culturale nel secondo dopoguerra, in gran parte terminate con la fine dei loro fondatori. Una mediazione che ha richiesto la capacità di rischiare scelte che a volte, con molta superficialità, venivano considerate un tradimento del progetto originario e consentivano ad alcuni “nostalgici” di affermare che il Ceis “non è più quello di una volta”, nostalgie che, peraltro, lo accompagnano ancora oggi.

Al di là di questi aspetti di rilievo molto marginale, questi sono gli anni in cui, sulla scia di quanto fatto con il Centro medico-psicopedagogico, il Ceis, in accordo con le istituzioni di governo della città, ridefinisce le collaborazioni con il territorio, in particolare per quanto riguarda il lavoro educativo e formativo con i bambini in situazione di disagio socio-familiare e in situazione di disabilità. Le strutture che fino a quel momento accoglievano bambini provenienti anche da altre regioni italiane, progressivamente si dedicarono ai soli minori del territorio e questo orientamento esclusivamente territoriale venne sancito e regolato da una apposita convenzione stipulata fra il Ceis e l’allora Consorzio Socio-sanitario, precursore delle attuali AUSL, per l’accoglienza presso la Casa dei Ragazzi (Comunità residenziale) dei minori in situazione di grave disagio socio-familiare e per l’accoglienza nelle sezioni di scuola dell’infanzia e nelle classi di scuola primaria del Ceis di bambini con disabilità residenti nel comune di Rimini e in quelli limitrofi. Una convenzione stipulata negli stessi anni in cui veniva emanata la legge 517/1977.[13]

Come si può costatare, la cesura degli anni Settanta ha portato il Ceis ad attuare una più esplicita ed ampia, oltre che regolata da apposite convenzioni, collocazione territoriale dei suoi servizi educativi e scolastici, integrandoli nel contesto più ampio dei servizi sociali, educativi e scolastici della città di Rimini, senza rinunciare al suo ruolo di innovazione e sperimentazione di nuove procedure, facendo proprio riferimento ai valori sociali e pedagogici originari. Un processo che traduceva in termini operativi interni il processo culturale ed istituzionale più ampio del paese.

Valori reinterpretati da una nuova generazione di insegnanti ed educatori e da una nuova struttura di direzione e gestionale[14] che pongono al centro della loro attenzione il progetto pedagogico ed educativo del Villaggio, facendo in modo che, quello stesso progetto,  venga sostenuto da un lavoro attento sul versante della sostenibilità economico-finanziaria e su quello volto a impedire, o almeno limitare, che le rigidità burocratiche nell’applicazione delle nuove norme ne condizionino la realizzazione e lo sviluppo integrali.

Una nuova fase in cui il Ceis ha potuto contare sul supporto della Università di Bologna, che nel 1989 ha assegnato la laurea honoris causa in pedagogia a Margherita Zoebeli, in particolare del prof. Andrea Canevaro che è stato per anni consigliere di amministrazione del Ceis e, ancora oggi, è uno stretto collaboratore in molteplici attività formative del Villaggio e del prof. Luigi Guerra che supporta l’impegno di EducAid[15], di cui il Ceis è uno dei fondatori, nelle attività di cooperazione educativa internazionale.

Si può senz’altro affermare che da quella cesura si è sviluppato un lavoro educativo volto ad assicurare, non senza intoppi e difficoltà, la continuità di una scuola attiva che pone al centro il bambino e che opera secondo i valori e i principi pedagogici originari del Villaggio, i quali sono stati costantemente riformulati e aggiornati sotto la spinta dei cambiamenti sociali, in particolare, sotto la spinta delle mutate condizioni di vita dei bambini.

IL CEIS E LA COOPERAZIONE EDUCATIVA INTERNAZIONALE

Sotto la spinta di quanto stava avvenendo al di là del Mare Adriatico con la guerra dei Balcani nella prima metà degli anni ’90, facendo riferimento ai suoi valori di riferimento, ma anche valorizzando la  sua stessa origine di realtà nata a seguito di un impegno di cooperazione educativa internazionale, il Ceis ha deciso di impegnarsi in azioni educative a favore dei bambini che nel mondo vivono in situazioni di negazione dei loro diritti di sviluppo e di formazione, non solo per portare loro aiuto, ma anche perché questo impegno avrebbe consentito di riflettere più efficacemente sui bisogni più profondi dei bambini che ogni giorno frequentano le attività educative e scolastiche del Villaggio. Un impegno che ha consentito agli insegnanti/educatori del Ceis di mettere a disposizione le loro esperienze e competenze, ma anche di riflettere e di analizzare il loro lavoro considerando anche angoli visuali ben più ampi, attuando in tal modo un scambio nella migliore tradizione della cooperazione educativa.

A seguito di questa scelta il Ceis ha avviato un lavoro di collaborazione prima con la Cooperazione Italiana del Ministero degli Affari Esteri, partecipando come consulenti tecnici per progetti di ripristino delle attività scolastiche in Bosnia Herzegovina, Kosovo, Macedonia, poi costituendo una propria struttura di Cooperazione Educativa Internazionale, sfociata nel 2000 nella costituzione della ONG EducAid[16] che opera in diverse zone del mondo: Balcani, Medio Oriente, Africa, America Centrale. In questo ambito molti insegnanti/educatori del Ceis hanno avuto ed hanno l’opportunità di partecipare a numerose missioni e di lavorare con colleghi di altri paesi. Opportunità che sono un fattore di crescita professionale e personale con ripercussioni molto positive sul loro lavoro nelle strutture educative del Ceis.

LA GESTIONE DI SERVIZI APPALTATI DALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI

Dal 2013, il Ceis, dando seguito alla sua propensione di servizio territoriale, ha deciso di partecipare alle gare d’appalto indette dalle Amministrazioni Locali per la gestione di servizi educativi. Ha partecipato a diversi bandi di gara, scegliendo quelli, nel territorio limitrofo, relativi ai servizi di sostegno scolastico ai bambini disabili e quelli relativi alla gestione dei servizi per l’infanzia 0/6 anni, aggiudicandosi, a tutt’oggi quelli relativi al sostegno educativo nei nidi e nelle scuole dell’infanzia del Comune di Rimini, al supporto educativo  ai bambini disabili nelle scuole dei Comuni di Cesenatico e di Bellaria e, infine, il bando relativo alla gestione di 16 sezioni di scuole dell’infanzia del Comune di Rimini. I motivi di questa scelta, oltre che di ordine economico, fanno riferimento alla necessità per il Ceis di sperimentarsi nella gestione di servizi educativi al di fuori dei confini del Villaggio, scommettendo sulla possibilità di riuscire a trasferire il patrimonio pedagogico e metodologico sviluppato in oltre 70 anni di lavoro. Valutando i primi 4 anni in questo nuovo impegno, sembra che il Ceis riesca ad assicurare la cura e la qualità del lavoro educativo anche fuori dai suoi confini tradizionali.


[1] Raffaele Laporta. – Pedagogista italiano (Pescara 1916 – Firenze 2000); prof. di pedagogia nelle univ. di Cagliari (1965-67), Bologna (1967-69), Roma (1969-82) e Chieti (1982-91; emerito dal 1992), dove fu preside (1985-87) della facoltà di lettere e filosofia. Si occupò in prevalenza di educazione permanente, del tempo libero giovanile, di didattica del cinema, di riforma della scuola, della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti.

[2] Ernesto Codignola  (Genova23 giugno 1885 – Firenze28 settembre 1965) è stato un pedagogista italiano. Si interessò anche di storia della pedagogia e di storia del pensiero religioso e fu collaboratore di Giovanni Gentile nella stesura della riforma Gentile e uno dei fondatori della casa editrice La Nuova Italia. Nel 1945 fondò, nel quartiere popolare di Santa Croce a Firenze, la Scuola-Città Pestalozzi, che si contraddistinse allora e poi per lo spirito deweyano.

[3] Lamberto Borghi  (Livorno9 gennaio 1907 – Firenze13 dicembre 2000)  Nel 1931 vince il concorso a cattedre di storia e filosofia ed è assegnato al Liceo Classico statale di Urbino. Egli successivamente insegna nei Licei Classici di La Spezia (1932-1934) e di Pisa (1934-1938). Nel 1938 è licenziato dall’insegnamento, perché è ebreo: il fascismo ha scelto di imitare l’antisemitismo della Germania hitleriana. Nel 1940 Lamberto Borghi lascia l’Italia e si reca negli Stati Uniti. Qui studia e insegna insieme con figure autorevolissime della cultura contemporanea (Lionello VenturiGaetano SalveminiJohn DeweyErnst CassirerGiorgio de Santillana e molti altri). Al termine della seconda guerra mondiale rientra in Italia e a partire dal mese di novembre del 1947 torna ad insegnare filosofia e storia nei Licei Classici. Nel 1949 consegue la libera docenza in pedagogia, e insegna prima nell’Università di Palermo (1952-1954) e poi in quella di Torino. Dal 1955 succede ad Ernesto Codignola nella cattedra di pedagogia alla Facoltà di Magistero dell’Università di Firenze. Dal 1955 al 1972 dirige la rivista Scuola e città.

[4] Francesco De Bartolomeis . – Pedagogista italiano (n. PellezzanoSalerno, 1918), prof. di pedagogia nell’univ. di Torino dal 1956 al 1988. Si è occupato, fra l’altro, dei problemi della scuola attiva, di psicopedagogia dell’infanzia e dell’adolescenza, di riforma della scuola.

[5] Francesco De Bartolomeis, Il bambino dai 3 ai 6 anni e la nuova scuola infantile. Edizioni La Nuova Italia, Firenze 1968

[6] Bogdan Suchodolski . – Pedagogista e filosofo polacco (Sosnowiec 1903 – Varsavia 1992). Fondò la sua visione della pedagogia ispirandosi all’interpretazione marxista della funzione dell’uomo nel mondo.

[7] Célestin Freinet, educatore e pedagogista, nasce a Gars, in Francia, nel 1896 e muore a Saint-Paul de Vence nel 1966. È considerato il massimo esponente dell’attivismo francese. Tuttavia egli, pur essendosi ispirato a figure autorevoli quali Dewey, Claparède, Cousinet, Decroly, Montessori, non volle mai considerarsi l’esponente di una corrente, ma un maestro. Fu il fautore di una scuola e di una pedagogia moderne, che sostituivano all’autorità del maestro, alla netta separazione tra scuola e vita, la libera espressione dell’alunno e il mantenimento del legame tra realtà scolastica e realtà pre-scolastica. Promotore di un pensiero pedagogico che poneva al centro del processo educativo il bambino, con i suoi interessi, le sue aspirazioni, i suoi bisogni; il che non significava spontaneismo, ma concezione dell’educando come soggetto attivo e interessato.

[8] Giuseppe Tamagnini – Animatore insieme ad Aldo Pettini e Margherita Zoebeli del primo nucleo di insegnanti elementari che contribuirono alla nascita della Cooperativa della Tipografia a Scuola – CTS. Le prime esperienze scolastiche furono centrate sulle tecniche della stampa e della corrispondenza internazionale. Successivamente, la sperimentazione si allargò alle tecniche del testo libero, i piani di lavoro, il calcolo vivente e largo spazio venne riservato all’espressione grafico-figurativa. Nel 1956 la CTS cambio il proprio nome in Movimento di Cooperazione Educativa – MCE.

[9] Ludovico Quaroni . – Architetto italiano (Roma 1911 – ivi 1987), fratello di Pietro. Influenzato da correnti razionaliste e dalle rivisitazioni del classicismo dell’architettura degli anni Trenta, s’impegnò soprattutto nell’urbanistica, diventando uno dei protagonisti in Italia.

[10] Giancarlo De Carlo (Genova12 dicembre 1919 – Milano4 giugno 2005) è stato un architetto italiano. È stato tra i primi a sperimentare e applicare in architettura la partecipazione da parte degli utenti nelle fasi di progettazione. È conosciuto internazionalmente per essere uno tra i fondatori del movimento Team X che operò la prima vera rottura con il Movimento Moderno e le tesi funzionaliste di Le Corbusier.

[11] Fondazione Margherita Zoebeli (a cura). PAESAGGIO CON FIGURA. Margherita Zoebeli e il Ceis, documenti di una utopia. Edizione interna. Rimini, 2007

[12] Carlo De Maria. Lavoro di comunità e ricostruzione civile in Italia. Edizioni Viella. Roma 2015

[13] Con la legge 517 del 1977, viene reso effettivo il principio dell’integrazione scolastica dei bambini disabili attraverso l’eliminazione delle classi “differenziali” e di “aggiornamento”, che erano state istituite da una legge del 1962. La legge 517/77 istituisce formalmente le classi aperte, indicate come modalità organizzativa flessibile per l’integrazione degli alunni handicappati “…al fine di agevolare l’attuazione del diritto allo studio e la promozione della piena formazione della personalità degli alunni la programmazione educativa può comprendere attività scolastiche integrative organizzate per gruppi di alunni della classe oppure di classi diverse anche allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni” (art. 2 L.517/77)

[14] La direzione del Ceis viene assunta, dal 1990 a tutt’oggi, da Sapucci Giovanni, autore del presente contributo a cui nel 2012 si aggiunge Bellucci Ilaria, con funzione di Vice direttrice.

[15] EducAid (www.educaid.it/) è una associazione ONLUS e ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri fondata nel marzo 2000, che opera in diversi paesi e in Italia con progetti di lavoro educativo e di inclusione sociale e culturale.

[16] Cfr nota 6